Incontro DIvino Di Laura Persichetti – Pedota
Sono italiana di nascita e sono cresciuta a Roma. Mia madre era una persona molto religiosa e dedicata al cattolicesimo. Durante i primi anni della mia vita, il suo esempio mi insegno’ a valutare molto l’esercizio della preghiera. Andavamo a messa tutte le domeniche e pregavamo i santi, ma io preferivo parlare direttamente a Gesu’. Io ero molto timida, insicura e di carattere melanconico ed introverto.
All ‘eta’ di ventiquattro anni incontrai l’uomo che in seguito divento’ mio marito. Era un’americano, proveniente da Denver nel Colorado. Conosceva la sorella di mio padre che viveva anch’essa a Denver. Mia zia gli aveva affidato un pacchettino da consegnarci durante la sua visita turistica a Roma. La prima volta che lo viddi fu proprio quando gli aprii la porta di casa ove abitavo insieme a tutta la mia famiglia. Passammo una settimana insieme durante la quale gli feci da guida turistica attraverso le strade di Roma. Continuammo poi la nostra amichevole relazione tramite la corrispondenza, con l’aiuto di una buona grammatica e un buon dizionario. L’anno seguente ritorno’ a Roma e ci sposammo.
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Quando lasciai l’Italia ero convinta che non sarei mai tornata. Il dolore che provai quando mi separai dalla famiglia , dagli amici e dalla citta’ che amavo fu piu’ intenso di qualsiasi altra penosa esperienza fino allora attraversata. Non conoscevo l’uomo che avevo sposato (piu’ per convenienza che per amore) ne’ conoscevo la lingua che egli parlava. Abituata alla vita movimentata di una grande citta’ come Roma, vivere in campagna, in una casa colonica alla periferia di Denver, mi annoiava e mi faceva sentire isolata, come fossi in una tomba. Avevo molta mostalgia dell’Italia; gli inverni erano cosi’ lunghi, cosi’ tetri e nevicava per mesi e mesi.
Non sapevo ancora guidare la macchina, per cui passavo lunghe giornate a casa, da sola. Sognavo di avere un bambino, mentre consumavo lunghe ore della giornata guardando la televisione. (Cosi’ imparai l’inglese).
Due anni e mezzo dopo, in seguito a due aborti e l’espulsione chirurgica del tumore all’utero che li aveva causati, nacque nostro figlio. Dopo diciotto mesi, nacque anche nostra figlia. Infine, all’eta’ di 29 anni, un’ emorragia interna causata da una ciste ovarica, precipito’ l’intervento operatorio che mi tolse l’utero ed un‘ovaia. La nostra bambina aveva solo tre mesi.
Durante i mesi successivi, la sensazione generale di solitudine alla quale mi ero abituata, si tramuto’ in una depressione cosi’ profonda da richiedere il ricovero all’ospedale. Un giorno, la signora nel letto accanto al mio, fu trasferita a Pueblo ( la localita’ di una famosa clinica psychiatrica). La notizia provoco’ terrore e disperazione in me. Mi diressi di corsa alla cappella dell’ ospedale, ai piedi di una croce semplice e nuda , l‘unica “immagine” o statua nel locale. Col cuore rotto, versai la mia angoscia ai piedi di quella croce senza crocifisso. Chiesi aiuto direttamente a Gesu’ per me e per i miei bambini che avevano bisogno della mamma. Il Signore mi esaudi’: solo una settimana dopo il dottore mi lascio’ tornare a casa, meravigliato (come lo fu mio marito) del mio quasi improvviso miglioramento.
Passarono anni senza connettere quella preghiera rivolta a Gesu’ Cristo nella piccola cappella con l’esonero dall’ospedale. Nel 1970 mio padre mori’ in Italia, dopo una lunga battaglia con il cancro polmonare. La sua morte mi colpi’ piu’ profondamente di quanto mi aspettassi. Egli era stato un fumatore tutta la sua vita cosi’ come lo ero io.
Il dolore che stavo sperimentando si tramuto’ lentamente in depressione, specialmente dopo la mia decisione di smettere di fumare. Ero stata in Italia per una visita a mio padre poco prima che morisse. La crudele malattia lo aveva reso magrissimo e di un pallore grigiastro; era come uno scheletro ambulante. Quel ricordo mi disturbava ogni volta che accendevo una sigaretta.
Un ministro del Vangelo aveva iniziato degli incontri settimanali sul tema “come smettere di fumare”. Io ci andai un paio di volte, ma non ne rimasi convinta, cosi’ non ci andai piu’. Qualche settimana dopo raggiunsi il punto in cui se fumavo dopo qualche boccata, mi veniva da vomitare, ma se non avevo sigarette a portata di mano mi sembrava di impazzire. Mi resi conto allora che le mie emozioni erano piu’ turbate di quanto volessi ammettere. Presi un appuntamento con uno psicologo, ma inutilmente poiche’ risulto’ che il dottore non poteva aiutarmi.
“ Signora”, mi disse “ lei ha un’ottima comprensione dei motivi dei suoi disturbi quindi non si faccia venire sensi di colpa. Abbiamo tutti bisogno di qualche gruccia per camminare in questa vita”, continuo’ tra una boccata di fumo e l’altra.
Cominciai ad andare in Chiesa quasi ogni mattina, ma anche questo non aiutava molto; tra l’altro ero confusa: qual’era la vera Chiesa? Quando arrivai in America, rimasi meravigliata nello scoprire il numero svariato delle denominazioni esistenti;
(ne ero stata inconsapevole in Italia). Tutte erano convinte di essere la vera Chiesa. “Non puo’ essere”, ragionai. ”Qualcuna deve essere in errore… ma qual’e’ quella vera?”
Un giorno, disperata ed ansiosa, telefonai al quel Pastore che aveva diretto quegli incontri per aiutare la gente a smettere di fumare. Piangendo gli chiesi se offriva altri corsi del genere da qualche altra parte perche’ non riuscivo ne’ a smettere di fumare, ne’ a continuare. Gli dissi che anche lo psicologo non poteva aiutarmi e che io non sapevo piu’ a chi rivolgermi perche’ non riuscivo ad uscire da quella depressione orrenda…al che lui mi comincio’ a parlare con un tono dolce e rassicurante.
“Io voglio presentarti al vero Psicologo…si chiama Gesu’….” Piu’ ascolatavo la sua voce all’altro lato del telefono, piu’ sentivo una grande pace discendere su di me e la speranza comincio’ ad inondarmi l’anima. Mi chiese se poteva venire a farmi visita; naturalmente lo invitai.
Quando venne un caldo pomeriggio settembrino del 1971, egli mi introdusse al programma di salvezza in Gesù Cristo. Riferendosi alle parole scritte in un piccolo opuscolo chiamato “Le quattro leggi spirituali” egli mi spiegò come il peccato separi ogni essere umano da Dio. “Dio ci ha creato a Sua immagine per avere vita abbondante” egli lesse “ Egli non ci ha creato come robots per amarlo ed obbedirGli automaticamente, ma ci ha dato una volontà ed una libertà di scelta. La scelta di disobbedirGli e di procedere secondo la nostra volontà sfocia nella separazione da Dio. Poichè siamo stati creati per trovare in Lui la nostra completezza, questa separazione lascia in noi un vuoto che urla di essere riempito.
“Ogni individuo” egli esponeva “cerca di colmare questo divario con buone opere, religione, moralità, filosofia, ecc. ma senza profitto. Dio solo ha provveduto l’unico rimedio: la Croce!
“Vedi, cara” egli continuò “Dio è giusto e amorevole allo stesso tempo. Nella Sua giustizia Egli deve condannare il peccato con la pena più grave: la morte. “la remunerazione del peccato è la morte…” dice la Bibbia in Romani 6:23. Dice anche che l’anima che pecca deve morire (Ezechiele 18:4) e non c’è remissione dei peccati senza lo spargimento di sangue (Ebrei 9:22). La morte è la sentenza che il Giudice Supremo dell’Universo ha assegnato al peccato. Noi mortali non abbiamo alcun modo per scontare tale pena. Le nostre buone opere o l’auto-punizione non servono poiché la Giustizia di Dio richiede la morte. Però, Dio è anche Amore”, I suoi dolci occhi guardarono profondamente i miei, “ L’amore non permetterà l’eterna distruzione dell’umanità, la più eccelsa delle Sue creazioni. Quindi, Egli dovette trovare un modo perché sia la Giustizia che l’Amore potessero essere soddisfatti. Ecco perché Egli inviò Suo Figlio Gesù, Dio in veste umana, per prendere il nostro posto e morire in nostra vece. Dopo la Croce Gesù risuscitò dal sepolcro. Avendo scontato la pena per i nostri peccati, Egli colmò il vuoto che separava l’uomo da Dio. Il Figliol dell’Uomo – innocente e senza peccato – pagò la pena che appartiene ai veri colpevoli come te e come me.”
“Vedi Laura” egli continuò “la Vita Eterna è un dono. Tu devi solo pentirti dei tuoi peccati, credere ed invitare Gesù a vivere in te attraverso lo Spirito Santo. L’invito viene rivolto in Apocalisse 3:20. Gesù dice: Ecco, io sto alla porta e busso, se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui, e cenerò con lui ed egli con me.
Quello che avevo appena sentito mi aveva affascinato. Io recitai la preghiera del pentimento con lui, senza rendermi conto di quello che stava succedendo: “Signore Gesù io so di essere peccatrice ed ho bisogno del Tuo perdono. Io credo che tu sei morto per colpa dei miei peccati. Io voglio cambiare ed abbandonare la mia strada peccaminosa. Ti invito a venire in me ed a prendere il controllo della mia vita. Io Ti metto sul trono del mio essere. Io voglio confidare in Te come mio Salvatore e seguirTi come mio Signore.
Pregai senza grande emozione e senza comprendere in pieno quello che stavo facendo. Nei mesi che seguirono, il Signore – che conosce la sincerita’ dei nostri cuori – comincio’ a dimostrare la Sua Fedelta’ verso di me, attirando la mia attenzione verso diversi articoli nei giornali e nelle riviste che mi si presentavano.
Lessi riguardo al “Jesus Moviment”, il grande risveglio fra i giovani e particolarmente i drogati, i quali si rivolgevano a Gesu’ ed Egli li liberava dalla schiavitu’ della droga, senza dolori. Allo stesso tempo, una canzone mi colpiva in modo speciale ogni volta che la trasmettevano alla radio. Il ritornello mi si rigirava dentro anche quando dormivo. Le parole della canzone erano pressapoco queste: “Afferra la mano di Colui che calma le acque…afferra la mano di Colui che viene dalla Galilea…”.
Varie persone cominciarono a presentarsi nella mia vita che rinforzavano il messaggio che avevo ascoltato dal quel Pastore che non ho piu’ incontrato. Non dimentichero’ mai quella bambina – per esempio – che incontrai la Domenica delle Palme, davanti ad un ristorante di Monterey in California.
Accanto alla cassa di quel ristorante, c’era un vassoio pieno di opuscoli in forma di librettini che sembravano delle piccole Bibbie. Erano opuscoli cristiani. Io ero seduta al sole, vicino alla porta del ristorante e aspettavo il resto della famiglia. Quella bambina mi si avvicino’ con le manine piene di questi librettini. “Signora, vuoi leggere?” mi disse, mettendo un libricino nel mio grembo. Era tutta elegante con il suo vestitino della domenica, cosi’ le chiesi: “sei andata in Chiesa?”
“Si”, mi rispose
“A quale Chiesa vai?“continuai.
Non mi rispose subito, ma comincio’ a saltellare qua e la’ Poi ritorno’ e mi mise in mano un altro libretto dicendo, “questa e’ la mia Chiesa”; e scappo’.
Sono convinta che il Signore uso’ quella bambina come uno dei Suoi Angeli, poiche’ solo Lui poteva sapere gli interrogativi che avevo nel cuore riguardo le varie Chiese e denominazioni. Non solo, ma – in seguito – dopo aver letto l’opuscolo, notai che conteneva tutti i passi per ottenere la salvezza in Gesu’, come quelli che mi aveva spiegato il mio amico Pastore. Questa volta pero’, leggendo, qualcosa accadde entro di me: tutto ad un tratto ero piu’ che convintissima che i miei peccati erano stati perdonati e che avevo la vita eterna. In altre parole, il passo che avevo fatto per fede, divenne esperienza; l’esperienza della “nuova nascita”.
Ancora piu’ in la’, quando cominicai a comprendere la Bibbia un po’ di piu’, imparai che la Vera Chiesa e’ un Organismo Vivente, non un’istituzione umana e religiosa. Gesu’ Cristo e’ la pietra d’angolo ed ogni individuo nato di nuovo e’ una pietra vivente. Tutti insieme, le pietre viventi – attraverso la potenza e l’opera dello Spirito Santo – formano il Tempio (o abitazione) di Dio.
Veramente Gesu’ Cristo vive. Egli conosce ognuno di noi personalmente e sa come attirarci al Suo amore redentivo parlandoci in una maniera riconoscibile e particolare al nostro modo di pensare e di percepire le cose. Riguardo a me, Egli inizio’ il processo in quella cappella dell’ospedale anni e anni fa quando mi inginocchiai ai piedi di una semplice croce.
Trentacinque anni sono andati e venuti dal mio primo incontro con Gesù. La straordinaria fame della Parola di Dio che ha caratterizzato la mia rinnovata vita, insieme allo sviluppo di un impegno disciplinato alla preghiera, ha rafforzato la mia relazione personale con il Signore.
Lo Spirito Santo mi ha insegnato tantissimo attraverso lo studio e la meditazione delle Sacre Scritture e attraverso esperienze di vita. Essendo stata chiamata all’insegnamento, ho condiviso queste cose in varie occasioni ed in localita’ diverse. Oggi il mio desiderio è di portare a termine il destino che il Signore mi ha assegnato e prego affinché io possa completare il Suo piano e la Sua chiamata nella mia vita.
Nota del direttore
Laura Pedota è un intercessore di Preghiera Italia e membro del Movimento Messianico “ The New Man”